Napoli ha la pancia grande. Tanto grande da fagocitare tutto. Palazzi storici, piazze, castelli, vie e vicoli, motorini truccati come e peggio di alcune donne, vistose all'eccesso e artefatte, case di cemento armato e uomini armati più del cemento, preti missionari, perché a Napoli di missione si tratta, artisti di strada, cappelle votive di ogni genere, religiose e più che religiose con l’immagine di Maradona a beatificare austera e per sempre giovane e magra.
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Napoli ha la pancia grande, adagiata su un mare generoso di una bellezza crudele e misericordiosa, vezzosa e schiva, che ti acceca pure senza sole. Ma il sole non manca mai e allora sei fottuto, colpito dritto al cuore.
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Napoli ha la pancia grande, una vestale svestita della sua integrità. Una scimmia urlatrice perennemente in amore. Napoli è mamma e papà insieme. Ti accarezza e ti da uno schiaffone allo stesso tempo e vuoi o non vuoi devi crescere in fretta. A volte troppo.
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Napoli è rumore.
Di traffico denso,
Del mare danzante,
Delle macchine espresso,
Dei motorini truccati,
Delle auto in doppia fila,
Dei "dottò servessen e cazettin",
Dei semafori rosso sbiadito,
Del rosso fuoco delle anime,
Del sole infuocato,
Dell'ansia dei vicoli,
Della storia dei palazzi,
Del cemento armato,
Del cemento disarmato,
Del cemento disarmante,
Del tufo giallo,
Delle sfogliatelle calde.
Dei pizzaioli infarinati,
Del ragù a “pippiare”
Del tifoso arrabbiato,
Del giudizio universale,
Della festa di Piedigrotta,
Della saggezza popolare
Napoli è rumore della vita,
Cui non puoi rinunciare.