SUNDAY SCHOOL LEZIONE 2: RUOLI BDSM

Lezione 2: Ruoli BDSM

In questa seconda puntata della Kink Sunday School risponderemo ad alcune domande relative ai vari ruoli all’interno delle relazioni BDSM. Come sempre, per domande e/o osservazioni anonime, vi prego di utilizzare i form indicati alla fine di questo post.

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NOTA BENE: Vi prego di ricordare che i ruoli esistono come categorie di ampio respiro, utili a facilitare la comunicazione dei propri bisogni e delle proprie preferenze, ma c’è molta interpretazione personale nel significato di ciascun ruolo e ciascuna scelta. Pertanto, buona parte di ciò che segue deve essere preso come indicazioni molto generalizzate: chiedete sempre alla singola persona cosa intende, quando si identifica in un qualche ruolo BDSM.

Qual è la differenza tra Master/Dom/Top e slave/sub/bottom?

Fetlife, la più grande comunità kink e fetish virtuale, offre un lungo menù a tendina da cui scegliere il ruolo BDSM da associare al proprio profilo. Assieme alle molteplici opzioni, offre anche un elenco del significato che lo staff attribuisce a ciascun ruolo. Questo è ciò che hanno da dire sui ruoli più comuni, in mia traduzione dall’originale inglese:

Master: Una persona che intende esercitare potere, autorità o controllo; generalmente su di uno slave in una dinamica M/s (versione femminile, Mistress).
slave: Una persona che si sottomette o cede il controllo; generalmente ad un Master in una dinamica M/s.

Dominante o Dom: Una persona che intende esercitare potere, autorità o controllo; generalmente su di un sub in una dinamica S/s (versione femminile, Domme).
sottomesso o sub: Una persona che si sottomette o cede il controllo; generalmente ad un Dom in una dinamica D/s.

Top: Una persona che esegue una pratica kinky su di un Bottom.
Bottom: Una persona che riceve una pratica kinky da un Top.

Non è molto su cui lavorare, in effetti. Mentre queste definizioni aiutano quantomeno a distinguere un rapporto Top/bottom da un D/s o M/s, non danno assolutamente alcun indizio su quale potrebbe essere la differenza tra D/s e M/s. Il che è effettivamente una efficace rappresentazione della realtà, considerato che in molti hanno idee ben precise rispetto a cosa loro intendono per l’una o per l’altra, ma queste interpretazioni possono essere le più varie.

Possiamo, quindi, definire Top/bottom come il termine generale atto ad indicare un rapporto di gioco in cui, a prescindere dalla personale relazione o dinamica tra le persone coinvolte, il Top dà e il bottom riceve.
L'uso di una terminologia più specifica può dipendere dal tipo di gioco messo in atto. Nello spanking i partecipanti potrebbero chiamarsi Spanker e spankee, mentre nel bondage abbiamo Rigger e bunny ma anche, in alternativa, Bondageur e bondagette.

Per quanto concerne, invece, M/s e D/s, i Dominanti e i Master esercitano il loro potere e la loro autorità sugli slave o sottomessi, che volontariamente scelgono di sottomettersi a loro. E fin qui, nessun problema. Si noti, peraltro, come nella terminologia italiana si usi abbastanza indifferentemente il termine inglese slave piuttosto che la traduzione “schiavo” o “schiava”, con una leggera predilezione per l’inglese. Questo può dipendere sia da comodità linguistica (l’inglese non conosce la differenza tra maschile e femminile) che dal maggiore distacco che l’uso del termine straniero può dare rispetto all’idea di vera e propria schiavitù. Ma cosa pensare, dunque, della differenza tra i due tipi di relazione, M/s e D/s, se una differenza effettivamente esiste? Non c’è una Risposta Assolutamente Vera.
Una prima interpretazione potrebbe suggerire che il D/s rispecchi una naturale inclinazione delle persone coinvolte, mentre il M/s è una scelta. Uno slave può, quindi, scegliere di obbedire il proprio Master anche senza avere una “personalità sottomessa” o “un’indole remissiva”, mentre nell’ambito di una specifica relazione un sottomesso potrebbe non risultare sufficientemente asservito al proprio Dom da considerarsi schiavo. Altri potrebbero interpretare il M/s come una dinamica più estesa, in cui il Master assume un controllo maggiore sulla vita e sulle scelte dello slave, con un input molto limitato se non nullo da parte dello slave stesso, mentre un sottomesso mantiene sempre il proprio diritto di negoziare e rifiutarsi di obbedire ad un ordine o richiesta. Un’interpretazione abbastanza simile vede lo slave come proprietà del Master e il sottomesso come semplice partner che sceglie di dare priorità ai desideri del Dom rispetto ai propri. Una diversa interpretazione potrebbe far leva sulle tempistiche della dinamica: il D/s può subire delle fluttuazioni nel corso della giornata, laddove un sub può sottomettersi a casa e gestirsi indipendentemente il tempo fuori casa (di lavoro o svago), mentre uno slave è inconcepibile sia schiavo solo part-time ed è sempre asservito al proprio Master.
Una costante in tutte le diverse interpretazioni sembra essere il fatto che uno slave compie una scelta iniziale di sottomettersi al Master e di lì innanzi obbedire, mentre un sottomesso potrebbe ritenere un’autonomia di scelta e giudizio più fluida. Personalmente, tendo ad usare D/s come termine generale per indicare i rapporti fondati su uno sbilanciamento di potere e M/s per quei rapporti in cui la parte che si sottomette presta un generico consenso ad obbedire al partner, nell’ambito di limiti prefissati. Ma la verità è che ciascun Master e ciascuno slave, ciascun Dominante e ciascun sottomesso hanno una personale definizione del proprio ruolo generalmente inteso, relativamente a se stessi e rispetto alla propria relazione. Tre definizioni che potrebbero anche non coincidere nemmeno per la stessa persona, che potrebbe avere in testa una definizione generale, poi soggetta alle variazioni necessarie a renderla applicabile ad uno specifico rapporto contingente.

Ogni singola relazione o dinamica ha sostanzialmente le proprie caratteristiche e le proprie regole e, come d’altra parte lo stesso BDSM, i termini M/s e D/s possono coprire un vasto assortimento di opzioni. Per rappresentare le variazioni più comuni sul tema, è stata creata tutta una lista di termini utili ad identificare diverse espressioni di una dinamica pur sempre M/s o D/s. Alcuni esempi sono: Proprietario/proprietà, Padrone/pet, Master/kajira o kajirus, Mommy o Daddy/little, Cuckolder/cuckold o cuckquean. Anche in questo caso, molti termini vengono preferibilmente utilizzati direttamente in inglese per maggiore facilità espressiva (si consideri, ad esempio, il termine pet che in inglese indica genericamente l’animale da compagnia).
Come regola generale, potete presumere che i ruoli indicati con la lettera maiuscola siano tendenzialmente dominanti. In sostanza, sono quelli che comandano. Al contrario, i ruoli scritto con iniziale minuscola sono da intendersi come generalmente sottomessi e sono quelli che in genere subiscono (ordini, dolore, corde, umiliazione, ecc.).

Cos’è uno Switch?

In questo caso, Fetlife ci aiuta di più.

Switch: Una persona a cui piace partecipare da entrambi i lati ad una dinamica erotica o kinky a seconda dell’umore, del partner o delle circostanze.

Gli Switch sono i bisessuali del mondo kinky e giocano con entrambe le squadre, con o senza dinamica preferenziale (magari sono attratti dal petplay ma apprezzano sia giocare con un pet che esserlo, o sono dediti all’ageplay ed apprezzano sia assumere il ruolo del genitore amorevole che quello di bambino, a seconda del contesto). E come per i bisessuali, il fatto che abbiano uno spettro di interessi così ampio e vario non invalida la loro appartenenza ad una (inesistente) gerarchia BDSM, nel senso che il fatto che non siano esclusivamente Dominanti o sottomessi non li rende dei kinkster meno apprezzabili o credibili o partner meno desiderabili.
Ovviamente, è possibile che una determinata persona cambi registro solo con riferimento a determinate persone e/o attività e non con altre. E una specifica preferenza non nega le altre, né ne viene a sua volta invalidata. Un Dom o Master a cui piaccia essere legato non è perciò solo meno dominante. Se vi sembra una considerazione ovvia, plaudo il vostro buon senso, ma credetemi se vi dico che circolano delle teorie assai bizzarre nell’universo BDSM, tanto che c’è chi mette in dubbio la dominazione di chi pratichi sesso orale sul proprio sottomesso. Che non ha senso, ovviamente. L’essenza stessa della dominazione è che il Dominante fa ciò che vuole, quindi se vogliono praticare sesso orale hanno tutto il potere di darci dentro… o sotto, più letteralmente.

Devo per forza scegliere uno di questi ruolo per praticare BDSM?

Il semplice fatto che esistano gli Switch dovrebbe già suggerire la risposta. Che ovviamente è no, non è necessario. Ruoli ed etichette si sono sviluppati esclusivamente come strumento per facilitare la comunicazione ma non sono assolutamente sufficienti a coprire l’intera esperienza BDSM di ciascun individuo. Potete identificarvi in uno o più ruoli “ufficiali” o sentirvi liberi di creare un vostro personale modo di vivere il BDSM, da soli o con il/i partner. Siete altresì liberi di esplorare, sperimentare e cambiare idea.
Magari non credetevi fiocchi di neve speciali, mentre lo fate. Ciascuno di noi è speciale a modo proprio e ciascuno di noi vive la sessualità a modo proprio, quindi ovviamente ciascuno di noi è libero di scegliere le etichette che più gli si addicono o non scegliere alcuna etichetta. Ma siccome nessuno di noi può veramente ritenersi straordinariamente unico nel proprio genere, è assai probabile che alcune, se non molte, tra le etichette già esistenti si avvicinino già molto a ciò che fate e sentite e ciò che vi attrae. Tra l’altro, le etichette non si scrivono sulla pietra. Come ho detto, le etichette semplificano la comunicazione, perciò se qualcuno vi chiede cosa “siete” o come vi identificate in termini BDSM fermatevi a pensare se esistano già dei termini che vi consentano di riassumere la risposta in poche parole, prima di dare inizio ad una filippica infinita su come voi vi sentiate in tutto e per tutto diversi da qualunque cosa sia mai stata provata da chicchessia nella storia del mondo.

Si può essere un Dominante anche senza un partner sottomesso attualmente a disposizione (e viceversa)?

Questa è un’altra questione molto dibattuta nell’universo BDSM.

In teoria la risposta dovrebbe essere no, non sei tecnicamente un Dominante o un sottomesso se nessuno si sottomette a te o accetta la tua sottomissione. Più o meno come non si è guidatori fino a che la Motorizzazione non ci rilascia la patente o un Avvocato sino a che non si passa l’esame di Stato. Ma sappiamo bene che non c’è nulla di intrinsecamente magico nell’esaminatore che ci consegna la patente fresca di stampa o nella commissione che si congratula con noi al termine dell’orale: non diventiamo improvvisamente dei guidatori o dei giuristi migliori rispetto a cinque minuti prima. L’unica differenza è che ora qualcun altro ha certificato le nostre abilità e ne abbiamo una testimonianza concreta.
Come si traduce questo nel mondo BDSM? Sei comunque un Dominante se ti senti tale, ma puoi spendere il titolo solo se qualcuno ti accetta come tale? C’è un esame da D/s che si può sostenere, a futura memoria?

L’unico “test” possibile, in questo contesto, è dato dalla reputazione all’interno della propria comunità locale (o virtuale). Nessuno dovrebbe mettere in dubbio o sminuire le vostre scelte in relazione alle etichette più affini al vostro sentire. Al più, i kinkster più esperti potrebbero trattarvi con una certa condiscendenza nel sentirvi definire un Master senza alcuna vera esperienza pratica, ma non c’è nulla di intrinsecamente sbagliato nell’usare il termine in senso descrittivo. Ciò che si ritiene estremamente inappropriato è presumere che gli altri siano tenuti ad usare con noi un titolo di nostra esclusiva scelta: c’è una notevole differenza tra “vorrei essere un Master” o “il ruolo che sento a me più affine è quello di Master” e “chiamatemi Master Ciccio”. Una presentazione di questo tipo è caldamente sconsigliata, così come qualunque altro tentativo di imporre agli altri l’uso di uno specifico onorifico.
Nessuno eccetto il vostro sottomesso o il vostro schiavo sarà mai tenuto ad attribuirvi un qualsivoglia onorifico. E nessuno tranne loro generalmente lo farà, a meno che non diventiate un membro talmente stimato nella vostra comunità di riferimento da indurre indirettamente gli altri a chiamarvi Master Ciccio per pura deferenza. Al contempo, identificarvi in un ruolo Dominante (o anche essere un Dominante di comprovata esperienza) non vi dà alcun diritto di trattare o rivolgervi a chi si identifica in un ruolo sottomesso in modo particolare e diverso rispetto agli altri. Identificarsi come un sottomesso non significa essere il vostro sottomesso e solo il vostro sottomesso ha acconsentito a trattarvi con particolare deferenza. Perciò, in un contesto BDSM pubblico, trattate sempre le persone come persone, piuttosto che come ruoli, e non aspettatevi di essere trattati diversamente, perché un’etichetta non equivale ad un consenso aperto al gioco ed all’instaurazione di una dinamica specifica. Ciò è altrettanto vero con riguardo ai sottomessi: strisciare ai piedi di un Dominante che non ha dato alcun segno di voler essere, anche temporaneamente, il vostro Dominante non vi farà sicuramente buona pubblicità.

E che dire del sadomasochismo?

Quella è tutta un’altra storia. Non bisogna essere né sadici né masochisti per praticare il BDSM ed essere attratti dal dolore (darlo o riceverlo) non significa necessariamente essere al contempo attratti dalle dinamiche di potere o altri tipi di gioco. Si può essere masochisti e non sottomessi. Si può essere sadici e non avere alcun interesse ad esercitare la propria autorità su qualcuno o avere degli schiavi. Immagino si possa anche essere masochisti e Dominanti (oltre che sadici e sottomessi), con il proprio partner o con persone diverse.
Il sadomasochismo è un pilastro fondamentale del BDSM, ma non ne è l’alfa e l’omega e può sovrapporsi e mischiarsi ad altre pratiche come no.

E il femminismo?

Il principio fondamentale di ogni movimento di rivendicazione sociale dovrebbe essere che i medesimi diritti andrebbero riconosciuti ad ogni individuo indipendentemente dal genere o da altri fattori discriminanti quali il colore della pelle, il credo religioso o l’orientamento sessuale. Per quanto concerne il femminismo, ciò dovrebbe tradursi nella libertà della donna di scegliere il percorso di vita più affine alle proprie personali inclinazioni e ai propri desideri. Ciò significa che una donna, tanto quanto un uomo, dovrebbe essere libera di scegliere la carriera che più le aggrada e per la quale si dimostra più portata, ma anche di scegliere di occuparsi della casa e dei figli. E che dovrebbe essere libera di godere della medesima libertà sessuale riconosciuta agli uomini (soprattutto da quando la chimica farmaceutica consente una gestione del tutto autonoma della contraccezione), anche scegliendo di sottomettersi ad un uomo, se è questo ciò che preferisce, come d’altra parte già evidenziato nella mia recensione di Histoire d’O.
Non ritengo sia necessario aggiungere altro, sull’argomento.

Come posso trovare il partner kinky dei miei sogni?

So che avevo detto che se ne sarebbe parlato in questa puntata, ma temo dovrete aspettare un altro po’ per scoprirlo. Ci vediamo nella prossima puntata della Kink Sunday School.



Grazie per essere arrivati fino a qui.

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When I'm good, I'm really good. But when I'm bad, I'm better. Mae West

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