Dal corpo alla corporeità
Il ruolo del corpo nell’ambito dell’educazione è condizionato dal modo in cui esso stesso è concepito dalla società, attraverso una serie di immagini, di stereotipi, di credenze; scaturite dalla tradizione, dalla religione, dalla conoscenza e dalla filosofia.
Il corpo è un luogo d’azione, di segnalazione e di espressione; è il tramite tra l’io e il mondo.
La dimensione corporea trova il suo modello di analisi, all’interno della scienza psicofisica, che si occupa della relazione tra mente e corpo.
Il corpo che si ha ed il corpo che si è.
Dalla prospettiva biomedica che propone un’immagine spersonalizzata del corpo, a quella psicologica che pone in esame la relazione mentale, sino a giungere alla dimensione psicosomatica, che esamina la relazione tra corpo e mente, indissolubilmente uniti.
Il recupero dell’importanza della corporeità ha condotto, lungo il corso del tempo, in una direzione volta alla formazione di una branca dell’educazione, che prende il nome di olistica; cioè capace di considerare l’uomo nella sua integralità.
Durante il corso del tempo, l’esperienza della corporeità, ha condotto verso un’influenza socio-culturale, di ciò che raffigura il corpo umano.
Talvolta i social ideali di corporeità avevano condotto nell’epoca fascista ad una concezione della donna come madre, oltre che moglie.
Le campagne propagandistiche adottavano, quindi, delle politiche in difesa del grasso, contro la magrezza che veniva considerata come mancata capacità della donna nel restare gravida e poter di conseguenza procreare.
Per poi arrivare nell’età odierna, ad una visione del corpo femminile che rientri in un modello di misura 90-60-90, dove l’essere in forma ed avere un fisico longilineo, equivale a raffigurare un’idea di bello e sano.
La contraddittorietà delle concezioni del corpo nella nostra società porta con sé atteggiamenti talvolta che possono degenerare in connotazioni di carattere negativo.
Non indifferenti sono i casi, in particolare nelle fasce d’età adolescenziali e giovanili, di problematiche legate alla misura di una nuova dimensione patologica, legata all’anoressia o alla bulimia.
Assumendo dei comportamenti squilibrati nei confronti del cibo, rifiutandolo o consumandolo in modo disordinato, alternando momenti di rifiuto o di abbuffata, seguiti da senso di colpa.
Talvolta queste forme di patologie, giungono ad un processo degenerativo, che inducono la persona ad una dipendenza legata all’aspetto corporeo, che va al di là di ciascun elemento razionale.
L’individuo viene autonomamente condotto all’interno di un vortice di carattere emotivo e psicologico, che gli impedisce di vedere la realtà della propria “trasformazione”.
Chi si accorge in tempo della problematica necessita di percorsi auto educativi, con l’ausilio di un terapeuta, che aiuterà a gestire l’esperienza della malattia, implicando un indirizzo rivolto verso un’educazione alla salute e all’alimentazione.
Al fine di poter riscoprire il proprio sé e l’amore per il proprio corpo.
La vera bellezza è amarsi così come si è.
Fonte di riferimento:
• Problemi di pedagogia di Ugo Avalle e Michele Maranzana.