Anzianità ed inclusione
Nella società odierna il numero degli anziani cresce a dismisura, tanto da diventare un problema di valenza sociale.
Le varie istituzioni devono far fronte al processo di mutamento che ha caratterizzato le moderne comunità.
La modernità ha portato con sé delle nuove aspettative, prospettive, ma anche dei profondi e radicali mutamenti intrinsechi nella persona umana, quali la sua evoluzione.
In passato il corso della vita era breve, alta natalità, correlata a dei piani di alta mortalità, poche medicine e scarsa alimentazione.
Con il crescere dello star bene, lo stile di vita è radicalmente cambiato, la società fa fronte a dei miglioramenti della condizione di vita che hanno caratterizzato l’essere umano.
D’altro canto un problema notevole cresce giorno per giorno, ovvero la riduzione della natalità, fronteggiato da una notevole riduzione della mortalità.
Sicuramente, la campagna medica, gioca un ruolo fondamentale, in quanto la medicina nel corso degli anni ha percorso dei netti cambiamenti, che associati ad una sana alimentazione, hanno consentito l’allungarsi della vita umana.
Dati statistici conducono a dei risultati non indifferenti, quali nel 2050 l’Italia sarà al terzo posto tra i paesi Ocse per popolazione anziana.
Oggi il problema riguarda i pochi giovani rimasti, i quali vengono nettamente sostituiti da una maggioranza di persone anziane. Inoltre, le istituzioni fronteggiano delle leggi che pongono un richiamo all’aumento dell’età pensionabile e di gran lunga all’accontentarsi di lavoro per i giovani, standard o precario, facendo fronte nel peggiore dei casi a problemi crescenti legati ad un alto livello di disoccupazione giovanile.
L’anziano oggi, dà un supporto notevole e stabile anche da un punto di vista economico per figli e nipoti.
L’ input sociale non è quindi, quello di escludere, ma di includere.
Al di là dello sfondo economico, l’anzianità, da un punto di vista sociale è uno tra i periodi più delicati della vita di una persona, e come se si ritornasse bambini, bisognosi di cure e di affetto.
Il processo di educazione dura per tutto il corso della vita, long life learning, infatti proprio da questa accezione è possibile poter ricavare la continuità dell’educazione.
Chi prima si era preso cura di noi, adesso necessita delle nostre cure.
Molto spesso l’anziano è identificato in una sfera sociale di isolamento, posto in secondo piano dalla frenetica società moderna.
In passato l’anziano venendo considerato come un capo famiglia, fronteggiava deprecabili ruoli di rilevanza all’interno del nucleo familiare.
Oggi, invece l’anziano è come se fosse posto in un piano di isolamento e di abbandono.
Chi sono io? Servo a qualcosa? A chi interesso?
Molti giovani, molti figli, oggi non hanno più il giusto tempo e le giuste cure da dedicare ai propri anziani, lasciati in totale solitudine, disperazione, depressione, sentendosi ormai finiti ed inutili, non più padroni della propria esistenza, in quanto devastati dalla malattia, dalla mancanza di salute e di forza.
La senilità diviene quindi un problema di valenza sociale, in quanto l’anziano non è colui che deve sentirsi finito ed isolato, ma è una fase ultima della vita, che deve essere vissuta in pieno.
Compito delle istituzioni è quello di dar luce al problema legato all’esclusione degli anziani, cercando di porre in rilevo una nuova ottica sociale, non più secondo una visione di soggetto passivo, ma come individuo ricco di esperienze e di risorse.
Uno tra gli obiettivi è quello di riuscire a coinvolgerli in attività pratiche, come l’avviamento di club per anziani dediti a settori, come cucito, cucina, caccia, raccolta funghi, palestra o danza.
La nuova società deve riuscire a realizzare questi valori sociali, quali il prodigarsi della solidarietà, trasmettendo all’anziano un coinvolgimento tale da determinare una propria crescita personale, una fuoriuscita dallo stato di solitudine, un recupero della memoria storica, attraverso il dialogo ed il racconto; educandolo a star bene, ad uscire, a godersi la vita ed al non rinchiudersi in casa, a guardare programmi televisivi o all’osservare l’attraversamento dei pedoni o dei veicoli dalla finestra della propria dimora.
Educarsi al vivere sociale presente ed educarsi al ricordo del passato, al rapporto diretto di condivisione e collaborazione con i giovani, nonni-nipoti, figli-genitori o volontari del servizio civile.
L’educazione alla vecchiaia, si configura come frontiera che a nuove specifiche esigenze e forme, che richiamano nuovi equilibri che si radicano nell’immaginario collettivo.
Fonti di riferimento: