11 Settembre. Oggi come ieri.
11 settembre.
Una giornata che inizia come tante altre.
Solita routine, solito caffè, corsa per prendere in orario l’autobus, cartella, libri, ansia da interrogazione e poi boom.
Il caos che si ferma, l’orologio che non fa più tic tac, tutto muto.
Il cielo si riempie di fumo, diventa grigio, quel cielo che prima si colorava d’azzurro. Lo sfondo di una città che si cosparge di rosso e poi di nero.
Le televisioni che cambiano la propria programmazione, trasmettendo simultaneamente in ciascun canale, telegiornali in edizione straordinaria. Tanti inviati che inondano il luogo, per capire, per cercare notizie, per darsi un perché.
Una città che si circonda di paura, ansia, insicurezza e dolore.
Lacrime che scendono dagli occhi.
Molti non faranno più ritorno a casa.
Figli senza padri, mogli senza marito. Il nulla e l’inspiegabile.
Cuori che tremano e si inondano di tristezza.
Perché?
O forse a tutto questo un perché non c’è.
Due torri gemelle, simbolo di unione, di fratellanza, rese al suolo, per un desiderio di vendetta fondato su motivi religiosi, culturali o politici.
Ma come può tutto questo essere giustificato da un motivo, che poi motivo non è.
Alla notizia la mia bocca rimase spalancata, non riuscivo a razionalizzare. Sarà una bufala? Lo speravo, invece no.
Il professore agghiacciato cercava di dare una spiegazione, ma non riusciva ad esprimersi.
Le parole venivano sostituite dal silenzio. Ecco solo silenzi. Nessuna parola. Solo forza di andare avanti.
Più forti di prima, uniti per lottare, legati da un inno alla vita: mia, tua, vostra e loro.
Dalla canzone vincitrice di Sanremo 2018, di Ermal Metal e Fabrizio Moro riporto un tratto del ritornello, semplici frasi, da un significato profondo e toccante:
Non mi avete fatto niente,
non mi avete tolto niente.
Questa è la mia vita che va avanti,
oltre tutto, oltre la gente.
Non mi avete fatto niente.
Non avete avuto niente.
Perché tutto va oltre le vostre inutili guerre.