Porgo le mie scuse anticipatamente per il periodo di tempo di assenza ,dovuto fatalmente , alla frattura del mio polso in seguito ad una caduta dal motorino. In questo periodo sono stato preso d’assalto da un ospite inquietante, che in questo caso non è il nichilismo di Nietzsche ma semplicemente la mia sfiga quotidiana!
Faccio questa premessa perché tengo a ribadire che , pur essendo un impegno extramansionario , questa rubrica sull’ecologia ha bisogno della giusta considerazione e del quotidiano impegno per essere sviluppata nel migliore dei modi .
Insomma, non intendo dire che ci debba essere un accanimento maniacale ma neanche una superficialità degna di un dibattito politico televisivo su rete 4 .Diciamo una via di mezzo , o meglio , la giusta misura , il giusto limite.
Non a caso ho usato questo ultimo termine. Infatti per introdurre l’argomento di oggi partirei proprio da ciò che è contrario al concetto stesso di capitalismo e cioè il giusto limite.
I greci, cultura oggi dimenticata, che invece a mio parere se letta attentamente darebbe il giusto slancio intellettuale per ribaltare il sistema , avevano una concezione fortissima della giusta misura , del giusto limite , al quale attribuivano l’oggetto più importante per regolare la vita individuale e collettiva di ogni persona .
Basti pensare ai dialoghi di Platone dove , nel Simposio, Pausania invita i presenti a bere con moderazione dato che gia la sera prima avevano alzato un po troppo il gomito , oppure a quelli di Aristotele, che nell’Etica Nicomachea disse : > È da tutti ed è facile adirarsi, e donare denaro e far spese: ma farlo con chi si deve, nella misura giusta, al momento opportuno, con lo scopo e nel modo convenienti, non è più da tutti né facile. Ed è per questo che il farlo bene è cosa rara, degna di lode e bella <.
Con la fine della civiltà greca, questo concetto sembra estinguersi e ne è testimonianza il nostro stile di vita ormai preso d’assalto dalla sregolatezza, dai ritmi insopportabili e da come ci rapportiamo con gli altri e con il mondo. Nel sistema in cui navighiamo infatti, sarebbe strano se fosse il contrario in quanto, il capitalismo nella sua essenza ci ha educati a colpi di sfruttamento e di crescita illimitata. Completamente alienati da esso, ci stiamo dimenticando che questo sistema fonda le sue radici sull’abbattimento delle barrirere economiche per uno scambio schizzofrenico delle merci , a discapito però di una divisione del mondo tra nord e sud.
Per reggersi in piedi, il capitalismo ha bisogno inesorabilmente di qualcuno o qualcosa da sfruttare e come possono testimoniare i bambini thailandesi che ancora oggi cuciono i nostri vestiti per 1 dollaro al giorno per 12 ore di lavoro, non tende a farsi scrupoli.
L’Oxfam, l’organizzazione internazionale che si dedica alla riduzione della povertà globale, nel comunicato ufficiale del 2017 ha dichiarato che :
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[Foto dell'autore][Bodio Lomnago (VA)][Tramonto]
-Oggi otto persone possiedono tanto quanto la metà più povera dell’umanità
-Tra il 1988 e il 2011 i redditi del 10% più povero dell’umanità sono aumentati di meno di 3 dollari all’anno mentre quelli dell’1% più ricco sono aumentati182 volte tanto
-Nei prossimi 20 anni 500 persone trasmetteranno ai propri eredi 2.100 miliardi di dollari: è una somma superiore al PIL dell’India, Paese in cui vivono 1,3 miliardi di persone
-Un AD di una delle 100 società dell’indice FTSE guadagna in un anno tanto quanto 10.000 lavoratori delle fabbriche di abbigliamento in Bangladesh
-In Vietnam la persona più ricca del Paese guadagna in un solo giorno più di quanto la persona più povera guadagna in 10 anni
Questo è purtroppo solo un assaggio di ciò che il mostro del capitalismo provoca nel mondo e per rincarare la dose,con un atteggiamento consegnato alla rassegnazione e alla fatalità degli eventi, noi consumatori (fate caso al cambio di termini, da cittadini si passa a consumatori) non ci imponiamo nessun tipo di vincolo morale ad andare nei centri commerciali per abbuffarci di oggettume superficiale. Faticando ad ammettere anche le nostre colpe, alimentiamo così un sistema consumista che se non penseremo noi a cambiare, prima o poi si autodistruggera con le sue stesse mani.
Ovviamente, un sistema che basa la sua esistenza sull’illimitatezza della produzione è destinato a finire misermante dato che, come è noto, il mondo ha risorse esauribili e tutto ciò porta solo richezza materiale nelle mani di pochi.
Ed ora vogliamo davvero passare anche al disastro ambientale figlio di questo feticismo del mercato e spiegare perché il capitalismo non è compatibile con un idea di società ecologica? Pur quanto le multinazionali si sforzino di dipingere di verde le loro insegne, dando un tocco illusorio di sensibilizzazione delle cause ambientali, penso che una società fondata sull’ecologia prima debba eliminare le classi e le gerarchie di dominio fra gli uomini e in seguito una volta liberata da questa mentalità perversa, potrà dedicarsi con serietà alle cause ambientali.
Ricordo sempre che questi sono spunti riflessivi che spero diano la curiosità di andarsi ad informare in modo più approfondito e trovare le coordinate per orientarsi in un mondo sempre più confuso .
E per concludere una citazione tratta da un racconto di David Foster Wallace: > Ci sono due giovani pesci che nuotano e ad un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta , fa un cenno di saluto e dice “Salve ragazzi. Com’è l’acqua?” I due pesci giovani nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa “Che cavolo è l’acqua?” <.