It’s Over
“Cerca di stare bene, abbi cura di te”
Sono queste, spesso le ultime parole di congedo che ci si scambia a tu per tu, via e-mail o sms. Così finiscono i rapporti sentimentali. Si tratta di una sorta di stretta di mano forse addolcita da una allusione a voler mantenere aperto un dialogo. Un invito magari condito con un accenno ai bei momenti passati insieme. Si fa fatica a guardarsi negli occhi: torti, menzogne, fiducia calpestata oppure imbarazzo ed insicurezza impediscono l’incrocio degli sguardi.
Si volta pagina. C’è una vita da portare avanti, impegni da assolvere, un mondo in cui perdersi e da cui farsi assorbire, ora più che mai. Passano le ore, i giorni e le settimane. Talvolta si scopre un momentaneo senso di libertà e di leggerezza. Ma ecco, alla fine arrivano le rate di dolore da pagare che come un mutuo esigono attenzione: non si scappa, non v’è posto in cui fuggire.
Hai investito in progetti, attenzioni, tempo, affetto ed energia. Ti rimangono ricordi, fotografie ed un buco nell’anima per una convivenza troncata. Tutto ha un prezzo, un corrispettivo in dolore che è una moneta più pesante del piombo. Si paga alla sera, nelle notti insonni, al mattino, nei fine settimana lunghi e vuoti.
“Tutto passa”, dicono. “È solo questione di tempo e ci si rimette”. Non è proprio così. Il tempo smussa gli angoli dei ricordi delle nostre relazioni fallite ma il loro fardello rimane li, nel nostro background come una specie d'incombenza fastidiosa simile alle rate di quel mutuo pungente a cui ci si abitua ma che continua ad esigere la sua parte.
“Dove sei, cosa fai, stai bene?” Sono parole che sussurro al vento.
“Il mondo ha dei colori diversi da quando sei partita e mi domando se vedi i colori che vedi io.”
Non c'è risposta. Qualcun altro ha le tue mani tra le sue, lo so.
Sorrido.
That’s life.