Riflessiomi esistenziali guardando DMAX

Da qualche giorno nella nostra cucina, ai più nota come luogo di perdizione alcolica, ma adibita talvolta a salotto aristocratico fulcro dei più grandi dibattiti filosofici dell’ultimo secolo, abbiamo sistemato una tv del 15/18 che riceve giusto qualche canale per sbaglio, tra cui il magico DMAX.

In onda va “Ai confini della Civiltà” programma che trasmette le vicende della famiglia Kilcher che vive in una comunità isolata in Alaska e le sfide per la sopravvivenza che si trovano ad affrontare in questo luogo inospitale.

Sorvolando sul motivo per cui nel 2018 una civiltà che ha la possibilità di scegliere scelga un determinato stile di vita, é sicuramente interessante constatare quanti e quali tipi di vita oggi é possibile scegliere e quali sono le cose di cui abbiamo realmente bisogno oggi per stare bene.

Solitamente oggi ci si lamenta per delle mancanze, di cui sempre solitamente gli unici artefici siamo noi. Sogniamo cose straordinarie, ma tentiamo di arrivarci facendo cose perfettamente ordinarie, senza realizzare che facendo ciò che fanno tutti, otterremo solo ciò che ottengono tutti ...e solitamente é troppo poco per quanti abbiano un pizzico di ambizione.

È sentor comune credere nell’assioma che se nasci tondo non muori quadro, che se nasci Musulmano non muori Cristiano, che se nasci nero non muori bianco (e Michael Jackson?!), che se nasci povero non muori ricco e chi più ne ha, più ne metta!

Gli argomenti più gettonati tra noi giovani d’oggi sono la precarietà, la crisi, la salvezza del posto fisso, ma quanto ti pappi?, l’impossibilità di metter su famiglia o di comprare una casa. Un IPhone sopra il 70% è tutto ciò di cui abbiamo bisogno.
...Nessuno che però parla mai di possibilità! Vendiamo la nostra proprietà intellettuale a schiavisti capitalisti che si arricchiscono sul nostro sangue. Ci si lamenta dei kili di troppo che ancora tentiamo di smaltire da Pasqua senza semplicemente realizzare che basterebbe dedicare un po’ di tempo all’attività fisica. Ci si lamenta della mancanza di un lavoro, senza aver mai inviato un curriculum, messo il naso fuori dalle quattro mura di casa o aver vagliato quelle che sono tutte le opportunità che oggi la tecnologia ci mette a disposizione. Chiunque oggi si lamenti del precariato quanto ha veramente fatto per sollevarsi dalla propria condizione? Abbiamo uno scenario grande quanto grande é il Mondo che ci circonda per trovare lavoro, per una nuova possibilità, ma ci accontentiamo di raccogliere le briciole. Eppure quante storie coraggiose e brillanti nel mio percorso ho avuto modo di conoscere. Quante volte ho avuto modo di dire: “Ce l’hai fatta amico mio!”. Ma loro sono solo persone fortunate, sono alieni tra noi poveri esseri umani, sono figli di papà, sono sempre qualcun altro insomma.

Siamo educati da una società che ci impone cosa é giusto e cosa é sbagliato, vediamo le cose con gli occhi di qualcun altro, pensiamo con la testa degli altri. Il nostro cervello é sempre più atrofizzato e incapace di comprendere che se vuoi una cosa basta semplicemente andarla a prendere; che se qualcosa non ti sta bene puoi cambiarla. Che non é mai troppo tardi per nulla. Che le Università non sono più l’unica casa del Sapere, ma conviene sempre iscriversi perché hai lo sconto studenti al cinema e sulla pizza; che questa Politica, i mass media vogliono tenerci rinchiusi nell’ignoranza e nell’oblio. Che le Banche procedono sempre più incessantemente a lasciarci la nuda proprietà dei nostri soldi, privandoci del loro possesso. Che forse non hai veramente bisogno di tutto ciò che credi e che forse ...puoi essere perfettamente felice anche in una comunitá isolata nel cuore dell’Alaska come la famiglia Kilcher!

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