IL BAMBINO DI QUARTIERE

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Mercato di Tirana - CC BY-SA 4.0 Malenki è l'autore


Correvano gli anni novanta, in Albania, a Tirana, la capitale più bella del mondo. Correvo anch'io sotto il sole cocente, tra le strade affollate, i mercati di frutta, verdura, abbigliamenti e tappeti. Tra lo smog di una città trafficata, il rumore dei clacson e tra le grida di una mamma che ordina al bambino di stare sul marciapiede.
Alle 11 del mattino mancava già l'aria, ma è il posto in cui mi sono sentito più vivo che mai.

Ero un bambino vivace, per certi versi un autentico teppista.
Non avevo la percezione della paura, forse perché in certi ambienti non puoi permetterti di averne o semplicemente consideri normale ciò che per altri sarebbe pericoloso.
Sembrava di vivere nella stanza dello spirito del tempo che troviamo in Dragonball.
Il bambino di quartiere è costretto a diventare uomo fin da subito, ciò che lo rende speciale però sono gli occhi con cui guarda il mondo. Un mondo parallelo in cui può vivere o, per meglio dire, sopravvivere. Un mondo in cui un carro armato diventa un evento della giornata imperdibile, un mondo in cui gli spari diventano musica, un viaggio in mare aperto, una crociera che porta a Gardaland.
Riuscivi a riconoscere la sofferenza negli occhi delle persone a kilometri di distanza, ma imparavi a salutarla, sorriderle e farci amicizia, perché, seppur crudele, la sofferenza ti culla, ti aiuta a crescere, ti protegge, in una parola sola: unisce.

Potrei parlarvi di nottate passate in compagnia, tra le scale dei palazzi, a raccontare storie vere o presunte che parlano di sogni, paure, speranze e di viaggi senza biglietto.

Potrei parlavi della relazione che esiste tra una radio ed un fucile.

Potrei parlarvi della forza di una madre.

Potrei parlarvi di un viaggio disperato, in cui ti attacchi alla vita con la stessa difficoltà con cui un uomo si attacca alle finestre di un grattacielo quando sta per cadere.

Potrei raccontarvi di questo e molto altro, parlarvi di coloro che quella realtà non hanno mai smesso di viverla e dare voce a chi non può gridare.
Farlo però non sarà facile, perché significherebbe spogliarsi di un'armatura che è diventata la tua seconda pelle.
Ma, forse, è arrivato il momento giusto in cui lanciare un messaggio è più importante delle mie fragilità.


Conclusioni

E' da qui che comincia il progetto del nostro team.
Questo breve testo vuole essere un'introduzione ad un libro che vorremmo scrivere prossimamente.
Un libro che parlerà di un ragazzino (io) nato e cresciuto in Albania per i primi anni di adolescenza durante un periodo storico difficile, che affronta l'allontanamento del padre ed una migrazione familiare.

Abbiamo così pensato, dopo qualche mese all'interno della comunità di @steempostitalia, di sfruttare steemit per sponsorizzare il nostro progetto e dare il nostro contributo alla piattaforma stessa.

Commenti e/o suggerimenti sono bene accetti.
La strada da percorrere è lunga e non ci resta altro che rimboccarci le maniche e metterci al lavoro.

Stay Tuned

Ginozava & Team Daedevils


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