Photo by jorono, free to use (Pixabay)
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Come tutte le sessioni di calciomercato che si rispettino, anche quella appena conclusa ha visto incoronare la propria regina virtuale, identificando allo stesso tempo le cenerentole. Se il primo di questi ruoli può essere ricoperto dalla Juventus, capace non solo di portare a Torino due ottimi giocatori come Vlahovic e Zakaria, ma anche di liberarsi dei pesi morti presenti in rosa vendendoli a peso d'oro, tocca alla Lazio recitare la parte della grande delusione invernale.
Due soli acquisti, peraltro di dubbia utilità e invisi al tecnico Maurizio Sarri, come il capoverdiano Cabral (solo omonimo del giocatore appena acquistato dalla Fiorentina) e il serbo Kamenovic, a fronte delle richieste avanzate prima della sosta dall'allenatore toscano, hanno avuto l'effetto di una bomba all'interno dell'ambiente biancoceleste, diventato ora più che mai simile ad una vera e propria polveriera.
I ben informati parlano di una lite furibonda scatenatasi tra lo stesso Sarri e il direttore sportivo Igli Tare, subito dopo la chiusura delle contrattazioni. Mister sigaretta si è sentito preso in giro dalla dirigenza, con la quale aveva concordato alcuni nomi, utili a puntellare la rosa, come il veronese Canale, e l'interista Vecino, ma a dare il colpo di grazie è stato il trasferimento al Torino dell'ex-empolese Ricci, pupillo dell'ex guida tecnica di Chelsea e Juventus, in cima alla lista presentata da Sarri a Lotito.
Nonostante i proclami degli ultimi giorni di mercato, lanciati a mezzo stampa dal presidente Lotito per tenere buona la piazza, l'indice di liquidità del club capitolino, pericolosamente traballante sulla soglia minima consentita, non ha permesso alla Lazio di spingersi troppo oltre sul mercato. Di fatto, alla luce anche della partenza di Muriqi verso Mallorca, e dello slovacco Vavro in difesa, risulta piuttosto facile notare come la rosa della squadra appaia ad oggi tutt'altro che rafforzata.
Dalle parti di Formello si sussurra che Sarri abbia addirittura pensato alle dimissioni, all'indomani dell'ultimo gong di mercato del 31 gennaio, ma di certo l'immobilismo biancoceleste ha creato una sorta di frattura all'interno dell'ambiente. Il tecnico toscano avrebbbe espressamente chiesto un coinvolgimento in prima linea nelle prossime finestre di mercato e il rinnovo di contratto, apparso una formalità fino a poche settimana prima, è ora clamorosamente in stand-by.
Intanto il cuore caldo della tifoseria laziale non ci ha messo molto ad esternare la propria opinione e si è schierata interamente dalla parte dell'allenatore. Il centro sportivo di Formello, presso il quale la squadra si allena, è stato preso d'assalto in mattinata dagli ultras, che hanno pesantemente contestato il presidente Lotito e il suo braccio destro, Igli Tare.
Circa 500 persone, con tanto di fumogeni e striscioni, pronti ad invitare Lotito a farsi da parte, e a scegliere la Salernitana tra i club di sua proprietà, del quale occuparsi in futuro. Nessun commento ufficiale è giunto nel frattempo dallo stesso Sarri, che tuttavia sarà chiamato a parlare domani, nella conferenza stampa della vigilia dell'incontro di Serie A in casa di una rinnovatissima Fiorentina.
L'allenatore biancoceleste ha più volte ribadito in passato, in maniera piuttosto sorniona, di non comprendere quale sia il meccanismo che si cela dietro ai criteri sugli indici di liquidità, che di fatto hanno impedito alla sua società di fare mercato. La sensazione è che, in ossequio anche al proprio passato, Sarri stia cercando di mettere le mani avanti, in vista di una seconda parte di stagione che si preannuncia piuttosto difficile.
Fiorentina, Milan per i quarti di finale di Coppa Italia, la doppia sfida al Porto in Europa League e il match casalingo con il Napoli sono solo alcune sfide che attendono la Lazio nel mese di febbraio. Uscire a testa alta da questo mini-ciclo potrebbe rilanciare la squadra verso un finale di stagione particolarmente positivo, ma al momento, viste anche le difficoltà ambientali, le probabilità non sembrano essere dalla parte di Sarri e dei suoi uomini.
Il tecnico toscano è ancora quello straordinario sviluppatore di gioco e idee visto a Napoli? Se sì, questo è il momento per dimostrarlo.