Photo by geralt, free to use (Pixabay)
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Correva l'anno 1999. Il millenium bug tormentava le notti dei più suscettibili, Massimo D'Alema si ritrovava a capo del cinquantaquattresimo governo della Repubblica Italiana e l'insolito trio composto da Ligabue, Jovanotti e Piero Pelù si stava apprestando a scalzare l'icona pop Cher dalla vetta della classifica delle canzoni più ascoltate, grazie al successo del brano Il mio nome è mai più.
In Serie A, il Milan di Alberto Zaccheroni conquistava il sedicesimo titolo della sua storia, regolando la concorrenza della Lazio per un solo punto, mentre in Europa il Parma allenato da Alberto Malesani sollevava al cielo di Mosca la ventottesima edizione della Coppa Uefa, vinta agevolmente in finale 3-0 contro i francesi dell'Olympique Marsiglia, portando così ad otto i successi delle squadre italiane nella competizione durante le ultime undici stagioni.
Da quel momento, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. In politica, altri tredici governi hanno provato, con risultati sempre peggiori, ad amministrare le sorti del Paese, le innovazioni tecnologiche, che tanto ci spaventavano, fanno ormai parte del nostro vivere quotidiano e la musica è lentamente cambiata, proponendo stili e sonorità nuove, ma non sempre gradite a chi passava del tempo con le cuffie alle orecchie già vent'anni prima.
Ma soprattutto, da quel lontano ultimo scorcio del vecchio millennio, nessuna rappresentante del Belpaese è stata più in grado di vincere quella Coppa che sembrava nata proprio per il nostro calcio. La Coppa Uefa ha cambiato nome, diventando Europa League, e formula, introducendo i gironi iniziali sullo stile della sorella maggiore Champions League, prima della fase ad eliminazione diretta.
Ha inglobato la defunta Coppa delle Coppe, diventando così la seconda competizione europea per importanza, venendo sollevata in finale non solo da club spagnoli, inglesi, tedeschi e francesi, ma persino da rappresentanti di Paesi considerati calcisticamente molto più indietro del nostro, come Olanda, Turchia, Russia e Ucraina. Insomma, l'Europa League, da quando esiste, è servita come consolazione un po' per tutti i movimenti calcistici, tranne che per il nostro.
Ma come è stato possibile per una Nazione in grado di dominare una competizione, passare a ricoprire il ruolo di Cenerentola d'Europa? L'eliminazione della Coppa delle Coppe è stata letta dalle nostre rappresentanti in maniera opposta, rispetto a quanto accaduto nel Vecchio Continente: se per tutte le Federazioni la riduzione delle competizioni internazionali, da tre a due, ha significato un aumentato prestigio per entrambe, da noi si è preso a dar valore incomprensibilmente soltanto alla Champions League.
La tanto amata Coppa Uefa si è trasformata così dalle nostre parti incomprensibilmente in una sorta di fastidioso inframezzo settimanale, per nulla considerata allo stesso livello del campionato a livello di importanza generale. Gli allenatori hanno cominciato a schierare in più di un'occasione le seconde linee a fronte di avversarie che scendevano in campo con la bava alla bocca affamate di risultato, generando una serie di brutte figure lunga come il cammino di Santiago.
In ventidue anni, la Serie A è riuscita a raggiungere solo una volta la finale, con l'Inter di Antonio Conte, battuta dal Siviglia nella particolare edizione del 2020, e alcune volte la semifinale con Juventus, Napoli, Fiorentina, Milan, Inter, Lazio e Roma. Poi una lunghissima catena di delusioni, culminata quest'anno con le brutte prove nei gironi del Napoli e della Lazio, costrette al play-off dopo essere state superate in classifica da squadre affatto irresistibili, come lo Spartak Mosca, che veleggia a metà classifica del campionato russo, e il Galatasaray, addirittura tredicesimo in Turchia.
Che il livello del calcio italiano in questo particolare momento storico non possa competere con quello dei top club europei, è verità difficilmente negabile, ma siamo sicuri che, mettendo in campo più convinzione e voglia di vincere, non sarebbe stato possibile ottenere risultati migliori? Purtroppo questo snobismo ingiustificato potrebbe subire presto ripercussioni anche sul ranking UEFA, con la Francia ancora a distanza di sicurezza, ma che si sta lentamente avvicinando al punteggio delle rappresentanti italiane.
Perdere il quarto posto nella classifica generale per federazioni dell'UEFA significherebbe un ridimensionamento ulteriore per il nostro calcio, con il rischio di non poter più iscrivere quattro squadre in Champions League. Il destino delle sopravvissute tricolori in Europa League quest'anno tanto per cambiare non appare, dopo le partite d'andata del play-off, troppo roseo, tanto da cominciare a pensare di ritrovarci a marzo soltanto con una o due squadre sopravvissute.
E con la Champions League tristemente in grado di battere persino la profezia di Antonio Conte e di trasformarsi in "ristorante" più caro dei famosi cento euro, è forse ora di cominciare a svegliarsi.