DETENUTO N°8496

ITA

Buonasera signor Smith,
mi duole informarla, con mio grande rammarico, che alle 17 data odierna il suo fidanzato Desmond Grey è venuto a mancare a causa di un grave ed istantaneo malore, una fulminea disgrazia che lo ha portato via da questo mondo. Le saprà meglio chiarire il medico legale, ma sembra che un violento aneurisma l’abbia liberato dalle sue spoglie terrene. Le domando venia per la modalità al quanto inconsueta di recarle quest’infausta notizia, ma sono state le disposizioni del suo promesso sposo, e io opero in sua vece. Allegata a questa troverà l’ultima lettera del suo compianto, che sia egli stesso che io speriamo le possa dare conforto in questo momento di dolore che starà sicuramente vivendo. Le mie più sentite condoglianze,
W.W. Worthington.

image.pngPixabay

L’ultima lettera.

Jeff, potrei fondere il tuo nome a qualsivoglia appellativo ma sarebbe sempre e solo il tuo nome che risalterebbe nella frase. Mentre scrivo riesco solo a pensare al bellissimo nome a cui si accompagna la tua bellissima presenza e la tua affascinante personalità, tanto che per descriverti non mi viene di usare altro aggettivo, il tuo nome riveste ogni accezione positiva che si possa dare ad una persona. Mi spiace ricoprirti di così tanto miele, non vorrei mai che qualche ape ne fosse indispettita o qualche orso affamato, ma se stai leggendo questi versi, queste ultime frasi che sgorgano dalla mia mente attraversando tutto il braccio fino a raggiungere il mio polso dal quale affiorano in forma di lettera, significa che il mio viaggio ha raggiunto la sua destinazione in maniera prematura, senza nemmeno il tempo di un informale e sentimentale addio. Ne consegue che non sono riuscito a mantenere la promessa che ti ho fatto, che ho continuato a ribadire durante tutta la mia permanenza tra queste quattro tristi e spoglie mura, che è maturata assieme alla mancanza di te, e che assieme a me è giunta nella tomba.

La nostra vita è stata la vita più ricca di gioia e amore che potessi mai desiderare, se la felicità potesse incarnarsi ed essere materia, essa sarebbe sicuramente figlia della nostra unione. Perché qualora dovessi dare un significato a quella parola, la definizione sarebbe l’averti incontrato. Averti conosciuto quel giorno, il primo giorno che ho sentito di vivere appieno, è stata quella che un religioso come il sottoscritto descriverebbe come un miracolo, un atto di Dio. La sua luce ti ha illuminato solo perché io la potessi vedere, un bagliore accecante che aveva colpito solo i miei occhi, solo gli occhi dell’uomo che avrebbe passato tutto il resto della sua vita, e anche oltre potendo, assieme a te.

E io c’ero quasi Jeff, avevo quasi compiuto il mio destino, le nostre nozze sarebbero state un elogio alla nostra fortuna e tu saresti stato incredibilmente magnifico. Ma il piano del Signore è sempre più sconfinato di quanto lo sguardo dell’uomo a spingersi oltre e non è mai chiaro ciò che accade intorno a noi, vicino a noi, a noi. Non si può vedere ciò che Egli ci riserva, ma lo si può intuire.

Io ti ho fatto una promessa prima e durante la mia reclusione in carcere, che ci saremmo rivisti un’altra volta, che ti avrei abbracciato ancora e che le mie labbra avrebbero ancora una volta toccato le tue.

Ho avuto difficoltà a ricostruire il puzzle di cui Dio ha sparso i pezzi, ma con tutta la calma che è in grado di donarti questo luogo, sono riuscito a incastonare ogni tassello fino a raggiungere la verità. Più ci ho pensato più ho compreso di essere riuscito a mantenere la mia promessa.

Jeff, ti ho promesso che ancora una volta i nostri sguardi si sarebbero incrociati, che per un giorno ancora i tuoi occhi chiari come il cielo e docili come quelli di un cucciolo si sarebbero riflessi nei miei. Forse in questo momento ancora non te ne sovviene, ma il giorno nel quale sono stato ricoverato in ospedale, l’unico giorno in cui tu sei stato fisicamente al mio fianco attraverso l’angoscia della prigionia, in quel giorno quasi di sfuggita ed in maniera impercettibile, il tuo sguardo angelico si è voltato in mio favore e, in un momento che ora si è cristallizzato nella mia memoria, si è ricongiunto al mio, creando un’elettricità così dirompente che una delle lampade nella mia stanza si è folgorata. Più ci rimugino, più so che è così. La mia speranza è che anche tu te ne possa ricordare.

Jeff, ti ho promesso che ti avrei riabbracciato ancora e, anche se non in forma corporea, lo sto facendo ora. Ti sto letteralmente abbracciando con le mie parole, così piene di sentimento da protendersi oltre la carta scritta e avvinghiarti, da sopraelevarsi a questa pergamena per raggiungere il mondo tridimensionale e poterti offrire l’esperienza tanto anelata della quale il fato ti ha privato. Mio amato, spero tu riesca a superare ogni barriera che ti impedisce di vedermi lì di fronte a te, con le braccia spalancate in attesa del più forte abbraccio che tu mi abbia mai dato da quando ci conosciamo, di essere stritolato con tanta veemenza dalle tue possenti braccia da spremere fuori la mia anima, o l’anima della mia anima. Io so che tu riuscirai a scorgermi oltre la nebbia del dolore, per ricongiungerti a me nella felicità di un istante che mai nessuno potrà davvero sottrarci.

Jeff, ti ho promesso che le mie labbra avrebbero ancora una volta sfiorato le tue. Io desidero mantenere così tanto questa promessa che commetterò una pazzia. Potrà rivelarsi dubbio, immorale, di gusto molto discutibile, ma il mio sogno più ardito dal primo giorno che sono stato sbattuto dietro a queste sbarre, come si suol dire, è mantenere la mia promessa. In questo intento sappi, mio sposo, che ho sparso su tutta questa lettera piccoli frammenti delle mie graziose e femminili labbra. La mia più grande speranza, nel momento in cui ho compiuto questo gesto bizzarro, è che tu comprendessi il suo romanticismo più che la sua insania, perché io manterrò a qualsiasi costo la promessa che ho fatto.

Il mio unico rammarico è non essere riuscito a sposarti, nemmeno a donarti una proposta degna della tua persona. Sappi che ogni singola parte di me, del mio essere, rilascia solo e soltanto amore nei tuoi confronti. La prima volta che ti ho conosciuto tutto il mio corpo ha iniziato a pulsare al ritmo del mio cuore, e sappi che da allora non si è ancora fermato. Senza di te la mia vita è intricato gomitolo di cui non riesco a trovare né capo né coda, assieme a te si dipana e si ristabilisce l’ordine cosmico, capisco la mia esistenza solo quando ti sono accanto. Con queste e molte altre parole, Jeffrey Reginald Smith, in ginocchio d’innanzi a te, ti porgo il mio anello che sicuramente avrai trovato e ti domando, con voce fioca e tremolante, vorresti darmi l’onore di divenire tuo marito?

Ti domanderai perché io abbia scritto questa lettera, così dettagliata e appositamente composta per poter rimediare alla mia mancanza qualora fosse soggiunto il tanto agognato addio. Ebbene, Dio dall’alto della sua magnificenza mi ha fatto dono di una visione, la visione della mia morte. Mi ha dato la possibilità di guardare di sfuggita il suo grande disegno e lasciarmi questa possibilità di non avere alcun rimpianto dopo la mia dipartita.

Sappi Jeff che ad ora non ho più nessun rimpianto, mi lascio addietro una vita felice e piena d’amore, il tuo e quello dei miei genitori, e desidero solo che voi sappiate che io vi rimarrò accanto perché il filo che ci lega non può essere reciso nemmeno dalla stessa Morte. Ricordati sempre di me, ma non vivere nel mio ricordo, non me lo perdonerei mai. Ti attendo dall’altra parte, mio sposo.

Arrivederci,

DG.


ENG

Good evening Mr. Smith,
it pains me to inform you, to my great regret, that at 5pm today your boyfriend Desmond Gray passed away due to a serious and instantaneous illness, a lightning disaster that took him away from this world. The coroner will be able to clarify them better, but it seems that a violent aneurysm has freed him from his earthly remains. I ask you for the unusual way of bringing this unfortunate news to her, but it was the provisions of her promised husband, and I work in her stead. Attached to this he will find the last letter of his lament, which he and I hope will give her comfort in this moment of pain that he will surely be experiencing. My deepest condolences,
W.W. Worthington.

The last letter.

Jeff, I could merge your name with any name but it would always be only your name that would stand out in the sentence. As I write, I can only think of the beautiful name that accompanies your beautiful presence and your fascinating personality, so much so that I don't want to use another adjective to describe you, your name has every positive meaning that can be given to a person. I am sorry to cover you with so much honey, I would never want some bee to be irritated or some hungry bear, but if you are reading these verses, these last sentences that flow from my mind crossing my whole arm until I reach my wrist from which they emerge in the form of a letter, it means that my journey has reached its destination prematurely, without even the time of an informal and sentimental farewell. It follows that I was unable to keep the promise that I made to you, which I continued to reiterate throughout my stay between these four sad and bare walls, which matured together with the lack of you, and which together with me has reached the tomb.

Our life was the richest life of joy and love that I could ever desire, if happiness could be embodied and be matter, it would surely be the daughter of our union. Because if I had to give meaning to that word, the definition would be to have met you. Having met you that day, the first day I felt I was living fully, was what a religious like myself would describe as a miracle, an act of God. His light illuminated you only so that I could see it, a blinding glare that had only affected my eyes, only the eyes of the man who would have spent the rest of his life, and even beyond being able, together with you.

And I was almost Jeff, I had almost fulfilled my destiny, our wedding would have been a praise to our luck and you would have been incredibly magnificent. But the Lord's plan is always more boundless than man's gaze to go further and it is never clear what happens around us, near us, to us. You cannot see what He reserves for us, but you can guess it.

I made a promise to you before and during my imprisonment in prison, that we would see each other again, that I would still embrace you and that my lips would once again touch yours.

I had difficulty reconstructing the puzzle of which God has scattered the pieces, but with all the calm that this place is able to give you, I managed to set every piece until I reached the truth. The more I thought about it, the more I realized that I had managed to keep my promise.

Jeff, I promised you that once again our eyes would cross, that for one day your eyes as clear as the sky and docile as those of a puppy would be reflected in mine. Maybe at this moment you still don't remember it, but the day I was hospitalized, the only day you were physically by my side through the anguish of captivity, on that day almost in passing and imperceptible, your angelic gaze has turned in my favor and, in a moment that has now crystallized in my memory, has reunited with mine, creating an electricity so disruptive that one of the lamps in my room has electrocuted. The more I think about it, the more I know it is. My hope is that you too can remember it.
Jeff, I promised you I would hug you again and, although not in bodily form, I am doing it now. I am literally embracing you with my words, so full of feeling that you reach out over the written paper and cling to yourself, to rise above this parchment to reach the three-dimensional world and to be able to offer you the yearned experience that fate has deprived you of. My beloved, I hope you can overcome any barrier that prevents you from seeing me there in front of you, with your arms wide open waiting for the strongest hug you have ever given me since we know each other, to be crushed with such vehemence by yours mighty arms to squeeze out my soul, or the soul of my soul. I know that you will be able to see me beyond the fog of pain, to reunite with me in the happiness of an instant that no one will ever really be able to take away from us.

Jeff, I promised you that my lips would once again touch yours. I want to keep this promise so much that I will make a madness. It may turn out to be doubtful, immoral, with a very questionable taste, but my most daring dream from the first day I was slammed behind these bars, as they say, is keeping my promise. With this in mind, my husband, I have scattered small fragments of my pretty and feminine lips all over this letter. My greatest hope, the moment I made this bizarre gesture, is that you understood his romance more than his insanity, because I will keep the promise I made at any cost.

My only regret is not being able to marry you, not even to give you a proposal worthy of your person. Know that every single part of me, of my being, releases only and only love for you. The first time I met you, my whole body started to pulse to the rhythm of my heart, and know that it hasn't stopped since then. Without you my life is an intricate skein of which I cannot find head or tail, together with you the cosmic order is unraveled and restored, I understand my existence only when I am next to you. With these and many other words, Jeffrey Reginald Smith, kneeling in front of you, I offer you my ring that you will surely have found and I ask you, in a weak and trembling voice, would you like to give me the honor of becoming your husband?

You will wonder why I wrote this letter, so detailed and specially composed to be able to remedy my absence if the much desired farewell was added. Well, from the height of his magnificence, God gave me the gift of a vision, the vision of my death. It gave me the opportunity to glimpse his great design and leave me this possibility of having no regrets after my departure.

Know Jeff that now I have no more regrets, I leave behind a happy and full of love life, yours and that of my parents, and I just want you to know that I will stay with you because the thread that binds us cannot not even be cut by Death itself. Always remember me, but don't live in my memory, I would never forgive him. I await you on the other side, my husband.

Goodbye,

DG.

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