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ITA
Giorno cinquantanove.
Jeff, la tua luce ritorna nuovamente a splendere nella mia buia e gelida cella. Sento il tuo fuoco espandersi nel mio ventre, sento il tuo calore irradiare il mio corpo e sciogliere il ghiaccio che mi teneva avvolto, che mi circolava nelle vene rendendo il mio cuore più freddo, più cupo, più triste. Finalmente la terribile punizione che ci teneva ostaggi dell’ira del direttore è terminata, ora sono nuovamente libero di poterti scrivere, l’unica libertà di cui ho ancora i privilegi e che mai più nessuno sarà in grado di portarmi via. Questo tempo non ha certo fermato il mio pugno, come ti avevo scritto nella mia lettera oramai smarrita nella mia memoria, ho tenuto un diario lungo tutto questo corso degli eventi e oggi stesso te lo allego assieme alla mia lettera. Oggi sono veramente felice, anche se stare dentro queste sbarre riesce sempre a spezzarti il morale; sono felice non perché finalmente quest’isolamento è cessato, o perché io sia ancora in grado di respirare dopo tutto l’accaduto, anche se è una benedizione di cui sarò sempre grato al mio angelo custode, che naturalmente veste le tue sembianze. Sono felice quest’oggi perché ho ricevuto il pacco di lettere che durante questa segregazione hanno continuato ad accumularsi nella posta a me diretta, tanto che hanno dovuto occupare anche la casella di un altro detenuto che, al contrario di me, non è altrettanto fortunato. Le mie non sono illazioni, me l’ha riferito il fattorino che stamane mi ha recapitato quella valanga di candore celestiale che porta il tuo sigillo, tutte quelle buste che barcollavano tra le mani di quell’ometto mentre cercava di allungarmele. Quasi gli cascavano dalla presa.
Il primo gesto che ho compiuto, dopo aver ringraziato quel brav’uomo, è stato fiondarmi sulla brandina, gettandomi di peso su quel ferro cigolante che sostiene la mia persona ogni notte, scomodo quasi più del pavimento, e una ad una ho letto ogni singola lettera di ogni singola sillaba di ogni singola parola di ogni singola frase di ogni singolo capoverso di ogni singola epistola, ed è stato un tale crescendo di tenerezza e di magnanimità che, consumata tutta la pila di lettere di cui mi hai fatto premuroso dono, sono scoppiato in lacrime. Erano gocce di gioia, di tristezza, di amarezza e di commozione, ma più di tutto erano cariche di consolazione. La pietà che hai provato per il vile gesto di cui mi sono reso colpevole e sul quale ancora fatico a parlare, mi ha confortato. Saperti ancora vicino dopo l’infausto epilogo che ha avuto la mia ultima lettera mi ha alleggerito dall’angoscia del tuo abbandono. Ogni giorno e ogni notte mi si mostra dinnanzi a me il mio demone, quell’immagine raccapricciante che simboleggia il mio peccato mortale. Sei l’unico con cui desidererei parlarne, ma non posso permettere che la prima lettera che mi è finalmente possibile scriverti dopo tanto tempo vada sprecata dal fiele che provo verso le mie malvage azioni.
Mio splendido, adorato, celestiale Jeff, mi manca il brivido che corre lungo la mia schiena quando mi guardi coi tuoi occhi pieni di amore, quando sussurri parole dolci al mio orecchio, quando con fare goffo ti avvicini alle mie labbra e ti sbilanci piano piano fino a sfiorarle, ma subito ti tiri indietro e aspetti che sia io a rincorre il tuo bacio e finalmente le nostre bocche si ritrovano suggellate dal nostro patto d’eterno amore, e le mie lacrime scorrono lungo la mia pelle fino a raggiungere il nostro punto di contatto, ma nulla riesce a spezzare quel vincolo che ci tiene uniti, nulla può o potrà mai essere in grado di interrompere quel momento, nessuno mi separerà mai dalle tue morbide e vellutate labbra. Questo ricordo incantevole si evolve, si espande e mi riporta alla mente il battito accelerato del mio cuore quando con fare delicato mi denudavi, strato dopo strato aumentava il mio imbarazzo ma la tua sicurezza, la fermezza con cui eri deciso a farmi tuo, quella notte, mi confortava. E ancora lo fa, mio consorte, ancora la tua determinatezza mi dona sollievo, e per questo ogni singola, minima parola di questa melensa e lussuriosa lettera la dedico solo e unicamente a te, mia musa, mio re, mio amore.
Mi duole nel profondo che questa conversazione sia a senso unico, e dover attendere tanto per la tua replica mi addolora. Ciò nonostante sono al contempo grato che tu sia ancora parte della mia vita, grato di avere quello che tutti cercano ma in pochi trovano, grato di aver trovato l’amore, e quell’amore sei tu.
Jeff, sono grato che tu mi abbia reso tuo quella notte, tuo per sempre nella buona e nella cattiva sorte.
Con te, o mio Jeff, non temo la morte. Ti amo più della mia stessa vita,
ENG
Day fifty nine.
Jeff, your light returns to shine again in my dark and cold cell. I feel your fire expand in my belly, feel your heat radiate my body and melt the ice that kept me wrapped, that circulated in my veins making my heart colder, darker, sadder. Finally the terrible punishment that there has been hostages of the director's wrath is over, now they are free to write again, the freedom of communication of which I still have the privileges and that no one will ever be able to take me away. This time has certainly not stopped my fist, as I wrote in my letter now lost in my memory, I kept a diary throughout this course of events and today I am attaching it to you together with my letter. Today they are truly happy, even if they look inside these bars it always manages to break your morale; I am happy not because this isolation has finally ceased, or because I am still able to breathe after everything has happened, even if it is a blessing of which I will always be grateful to my guardian angel, who naturally wears your similarities. I am happy today because I received the packet of letters that during this segregation continued to accumulate in the mail sent to me, so much so that they also had to occupy the box of another prisoner who, unlike me, is not as lucky. Mine are not inferences, I have reported the bell boy who this morning has returned to me that avalanche of heavenly candor that bears your seal, all those envelopes that staggered in the hands of that little man as he tried to align. They almost fell out of his hold.
The first gesture I made, after thanking that good man, was to hang on the camp bed, gain weight on that squeaky iron that supports my person every night, almost more uncomfortable than the floor, letter of every single syllable of every single word of every single sentence of every single paragraph of every single epistle, and it is a growing tale of tenderness and magnanimity that, consumed the whole pile of letters of which you made thoughtful gift, I burst into tears. They were drops of joy, sadness, bitterness and emotion, but most of all they were full of consolation. The pity you felt for the cowardly gesture of which I was made guilty and on which I still struggle to speak, comforted me. Knowing you still close after the unfaithful epilogue that had the last letter lightened me from the anguish of your abandonment. Every day and every night my demon is shown before me, that gruesome image that symbolizes my mortal sin. You are the only one you want to talk to, but I can't see that the first letter that I can finally write to you after so long is wasted by the gall that I feel towards my evil actions.
My splendid, beloved, heavenly Jeff, I miss the thrill that runs down my back when you look at me with your eyes full of love, when you whisper sweet words in my ear, when with clumsy approach you get close to my lips and you slowly get off balance until you touch them, but immediately you pull back and wait for me to chase your kiss and finally our mouths find themselves sealed by our covenant of eternal love, and my tears flow down my skin until we reach our point of contact, but nothing manages to break the bond that holds us together, nothing can or will ever be able to interrupt that moment, nobody will ever separate me from your soft and velvety lips. This enchanting memory evolves, expands and signals to me the accelerated beat of my heart when with delicacy of denudaves, layer after layer my embarrassment increased but your confidence, the firmness with which you were determined to make me yours, that night, it comforted me. And he still does it, my consort, your determination still gives me relief, and for this every single word of this lazy and lustful letter dedicates it only to you, my muse, my king, my love.
It hurts me deeply that this conversation is one-way, and we have to wait a long time for your reply pains me. Nonetheless, I am at the same time grateful that you are still part of my life, grateful for having what everyone is looking for but in a few visas, grateful for having found love, and that love is you.
Jeff, I am grateful that you made that night yours, forever in good and bad luck.
With you, my Jeff, I don't fear death. I love you more than my own life,